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Attività CRL: Trama del libro: Accadde nel lontano 2025

Accadde nel lontano 2025-Prefazione

 

Lo scopo alla base della nascita del libro - Inizio del dibattito

 

 

Questo libro doveva essere scritto molto tempo fa, all'indomani del precedente dal titolo “la sfida italiana del merchant banking”, un manuale per la compravendita di aziende, doveva essere un libro tecnico e chiamarsi “Management per l'azienda Italia”. L'autore è titolare di una società di consulenza e assistenza per la creazione, sviluppo e ristrutturazione di aziende e si voleva cimentare nel curare il malato Italia, all'indomani di Tangentopoli.

Tale iniziale primo titolo e progetto tecnico del libro, procrastinato per motivi di lavoro, è diventato obsoleto data la discesa in campo politico di un imprenditore che aveva ottenuto grandi risultati nel suo campo della comunicazione. La tecnica di applicazione dei metodi di management al Paese da parte di una persona ben più qualificata, aveva oscurato l'iniziativa di scrivere un libro che sarebbe comunque rimasto teorico. Suggerire ad un imprenditore di successo cosa c'era da fare per il paziente Italia, sembrava del tutto fuori luogo.

L'esperienza politica vissuta ha invece ridato attualità al progetto, sia pur modificandolo nei contenuti, in quanto ha dimostrato che applicare i metodi manageriali al Paese non è né possibile né sufficiente, dato che il contesto nazionale è molto diverso rispetto a quello aziendale e soprattutto il sistema democratico italiano non consente a nessuno di decidere una cura ed attuarla. Se queste constatazioni hanno fatto tramontare sia il titolo stesso del libro sia l'impostazione tecnica, per contro la fantasia, immaginando un particolare futuro evento storico, gli ha ridato vita, sotto forma di commedia, e permesso alla logica ed al buon senso di prevalere sull'irrazionalità, ristabilendo le condizioni di una rinascita del Paese. Senza queste condizioni fantasiose nessun medico, pur bravo che sia, sarebbe in grado di curare il paziente Italia.

Interviene subito un lettore chiedendo il perché si parli di irrazionalità?

Risponde la freelance Mariand Gras , responsabile della comunicazione CRL: “l'irrazionalità deriva non dal fatto che chi sta al potere sia irrazionale ma dalla sua sottomissione alla logica del compromesso, per motivi di sopravvivenza, che porta spesso a risultati fuori dalla logica, cioè irrazionali”.

“Che ne sa l'autore dei condizionamenti di chi sta nella stanza dei bottoni? C'è mai stato? Che ne può sapere chi vanta solo una sua piccola società di consulenza, sconosciuta ai clienti di fama internazionale?” interviene un altro lettore, alquanto critico dell'iniziativa.

“Cominciamo a stabilire - risponde stavolta l'autore - che non intendo parlare né della mia carriera né delle cariche ricoperte né della mia società di consulenza ma solo del Circolo Culturale a ruota libera, una neonata iniziativa del mio amico Andrea Schiavo. Fatta questa premessa, sono d'accordo con lei che non sono stato nella stanza dei bottoni, ma sono stato nell'anticamera della detta stanza, ove sono entrati alcuni miei conoscenti, da cui ho origliato alcune impressioni. Confesso che, talvolta, ho anche guardato dal buco della serratura, ho respirato l'aria del potere e, indirettamente, credo di averne intuito i meccanismi, senza restarne contagiato”

“Praticamente, nonostante le sua buone conoscenza, non Le è stato consentito di entrare nella stanza dei bottoni. E' forse un moralista?” incalza sarcasticamente nuovamente il lettore.

“Il consentire o meno di entrare nella predetta stanza presuppone una richiesta da parte mia che non c'è stata, primo, perché non rientrava nelle mie aspirazioni di libertà e, secondo, perché mi considero una persona scomoda, indipendente e non inquadrabile in un gioco di correnti d'aria e quindi non adatta. L'assenza di appartenenza ad una squadra ti rende invisibile. Per questo secondo motivo credo che sia più giusto dire onestamente che nessuno me lo ha chiesto. Comunque sia, non credo che avrei accettato, dato che ho bisogno di tempo libero per pensare e per fare quello che mi piace. Non mi sento realizzato con il successo di facciata.”

“Ma non è un controsenso allora questo libro? E' forse una tardiva ricerca di notorietà?” continua il lettore.

“No, è un riscatto morale, un richiamo alla armi da parte di chi non ha fatto il militare. In un momento di difficoltà per il Paese, non solo economica ma morale. All'inizio della fase discendente della mia vita ho sentito il bisogno di lasciare qualcosa, di mettere a disposizione degli altri quello che avevo pensato. Una specie di testamento allargato non solo alla famiglia. Se lei non ci crede a me non interessa, anzi mi stimola ad andare avanti perché è una vita che vado controcorrente in un mare di mediocrità che, purtroppo, ha sommerso anche il potere. Vede, il suo intervento è stato comunque utile perché mi ha convinto che, per trasmettere le mie onde magnetiche, quelle che tenterò di incidere su questo libro, ove il soggetto non è chi lo scrive ma chi lo legge, come in seguito capirà, dovrò chiamare i protagonisti della Storia e la saggezza napoletana per difendermi dal Nulla, la malattia dei nostri tempi”

E' Einstein il primo a rispondere al mio appello d'aiuto presentandosi con la celebre frase “la differenza tra intelligenza e stupidità consiste nel fatto che la prima ha dei limiti mentre la seconda no”.

Ma entriamo ora nello spirito del libro. La domanda principale che il lettore si porrà subito è perché si è scritto dal futuro un passato che racconta quello che per noi è ancora futuro? Perché si spera che quel passato prossimo venturo, traumatico, giudicato inevitabile senza rapidi e radicali cambiamenti, non avvenga. Si spera cioè che qualcuno, ritornato lucido in questi anni caratterizzati dall'annebbiamento di droga di potere, raccolga il messaggio e compia un atto eroico a vantaggio della qualità della vita di tutti che è decaduta endemicamente ad un livello tale che quasi la gente non se ne accorge più, perché ha dimenticato o non ha mai saputo cosa significhi vivere in un Paese civile.

Il solo obiettivo del libro è di invitare i lettori ad una riflessione e sperare che, nella sfera dei propri poteri e capacità, divengano essi stessi protagonisti, dopo la lettura, dando un contributo per cambiare una tale situazione.

Il libro non ha finalità personali ma solo di presentazione del Circolo Culturale a ruota libera che ha lo stesso oggetto del libro e cioè la ricerca della qualità della vita.

Non ha finalità politiche dato che invia l'appello a tutti, senza discriminazioni, dalla destra alla sinistra o al centro politico italiano o a qualsiasi altro soggetto a vocazione di potere, non importa chi sia, purché faccia qualcosa.”

Interviene un lettore e dice che “da un granello viene un albero e da una ghianda nasce la gigantesca quercia”. Lo segue Ovidio che, austero, cita la sua massima “i più grandi fiumi nascono da piccole fonti” dopo averne chiesto all'interprete presente la traduzione in simultanea dal latino.

“Sotto il profilo religioso - prosegue l'autore - la differenza fondamentale è che il libro si pone come obiettivo primario, la qualità della vita sulla Terra, esprimendo felicità se questa qualità coincida con una corretta strada per l'Aldilà. Pensare all'Aldilà, esaltando la sofferenza o addirittura il martirio sulla Terra, è giudicata una follia che certamente un Creatore dell'Universo ed un Dio d'Amore non potrebbe aver mai concepito. Quindi la sofferenza sulla Terra e la Felicità nell'Aldilà sarebbero - sempre secondo l'autore - una strumentalizzazione dell'ignoranza dei fedeli da parte dei predicatori e uno scellerato masochismo da parte degli stessi fedeli.

Il libro è un atto d'altruismo e d'amore da parte di chi crede di aver raggiunto delle verità e che vuole trasmetterle agli altri. In quello che si scrive non c'è odio, ma ricerca di giustizia e speranza che a questo nostro nuovo Medioevo che viviamo segua un nuovo Rinascimento.”

“Su cosa si basa la convinzione che le verità da trasmettere da parte dell'autore non siano delle ipotesi o addirittura delle illusioni se non delle vere e proprie cosiddette bufale?” interviene un lettore.

“Cos'è vero e cos'è falso? Esiste un'unica verità? Lei mi fa domande difficili. Per quel poco che so, io ho scoperto che quelle che credevo essere le mie verità - dice l'autore - in effetti non erano state affatto da me scoperte, date che erano verità note fin dai tempi antichi e riportate su motti e proverbi che rappresentano il grande patrimonio di saggezza dei popoli. Per questo il libro è pieno di citazioni che non appartengono, ripetiamo, a chi scrive ma a grandi uomini che hanno vissuto secoli fa e le hanno trasmesse, affinché i posteri meditino e capiscano. Praticamente i mali che minano la qualità di vita degli uomini sono cambiati nella forma nel corso dei secoli, ma poco nella sostanza. E' l'eterna lotta della cultura contro l'ignoranza, dell'intelligenza e della logica contro la stupidità e l'irrazionale. Questo ripetersi dei mali non ci deve indurre alla rassegnazione in quanto la qualità di vita dei nostri tempi è enormemente superiore a quella dei tempi in cui si andava al Colosseo per veder combattere e morire gli schiavi o a quelli del Far West ove una vita valeva poco o nulla. Oggi certamente c'è il terrorismo ma la crescita verso l'innalzamento della qualità della vita, certamente avvenuto nei secoli, non è lineare e alla nostra generazione è capitata purtroppo una fase sinusoidale discendente”.

 

 

TEST d'ingresso alla lettura del libro

 

 

In un'epoca in cui, dato il livello d'ignoranza, anche l'ingresso all'Università richiede il superamento di un test che dimostri una minimo di cultura, non poteva mancare un test d'ingresso alla lettura del libro, oltretutto perché i lettori sono chiamati a fare la parte dei protagonisti.

“Lei si crede quindi un super uomo?” interviene un lettore.

“Assolutamente no e la ringrazio di questo suo intervento. Io, sinceramente, non credo di essere né una persona particolarmente colta né particolarmente intelligente e neppure credo di dire cose innovative. Chi legge questo in quello che scrivo, non legge quello che voglio esprimere. Forse l'equivoco deriva da esagerazioni ostentate solo per motivi di copione.

Un test d'ingresso è solo un test minimo, come il citato ingresso all'Università, per superare le difficoltà di comprensione delle lingue dei vari livelli danteschi. Il test non è quindi una forma di discriminazione ma, anzi, di rispetto del tempo dei lettori. Praticamente ad un cinese che conosce solo la sua lingua non è consigliato la lettura del testo italiano, sarebbe una perdita di tempo. Se poi volesse affrontare la lettura, lo faccia pure, ma a suo rischio e pericolo”.

A chi è sconsigliata la lettura? A chi:

·           non ha la sensibilità di avvertire che l'Italia è malata trovandosi a suo perfetto agio nel caos che domina qualsivoglia attività e iniziativa, nei condizionamenti e nell'inefficienza della Pubblica Amministrazione. A tal punto interviene Cicerone, sempre in traduzione simultanea, affermando “quello che vediamo continuamente non ci meraviglia”. “D'accordo - interviene l'autore - ma se uno è cieco non può leggere il libro”;

·           non si meraviglia dell'irrazionalità con cui sono fatte e ancor più applicate le miriadi di Leggi e Regolamenti. Prosegue l'intervento di Cicerone “in una Repubblica corrottissima numerose sono le leggi” e Petronio gli fa seguito “a che servono le leggi quando regna solamente il denaro?” A tal punto interviene Seneca “le leggi devono essere coincise perché vengano comprese e tenute a mente anche da chi non è legale”;

·           non si meraviglia dell'assoluta indifferenza nazionale di creare le condizioni affinché i migliori, i più intelligenti non siano costretti ad emigrare per affermarsi;

·           telefona mentre guida e nelle riunioni di lavoro. Fuma e butta le scatole vuote di sigarette fuori dal finestrino dell'auto;

·           approfitta delle corsie di emergenza per evitare le code o passa con il giallo nonostante abbia di fronte una fila che ferma che già di per sé impedisce agli altri, con il verde, di passare;

·           se ne infischia del bene comune, puntando ad alterare le regole a suo esclusivo vantaggio, contando sulle amicizie, sulla prepotenza e sulla corruzione;

·           crede che la cultura sia un accessorio di cui se ne possa fare a meno per vivere;

·           crede negli oroscopi e legge i giornali esclusivamente sportivi nei giorni in cui non si sono verificati eventi (quando cioè si dà spazio ad allucinanti interviste degli atleti o allenatori).

Interviene causticamente Cicerone dicendo “in moltissime cose la mediocrità è ottima”.

“D'accordo - interviene l'autore - sul fatto che capire poco fa soffrire meno ma a questi personaggi io sconsiglio la lettura del libro, sarebbe tempo perso”.

Interviene un lettore: “ma perché escludere che una tale lettura possa cambiare queste persone?” Qui interviene Orazio sentenziando: “potrai fermare la tua indole, ma mai vincerla”.

“Certamente questi personaggi sono figli del Medioevo in cui attualmente viviamo - replica l'autore - e non sanno quello che fanno, ma per loro una lettura non basta, ci vuole ben altro!”

Dice un lettore, parlando in latino dato l'ambiente che si va formando attorno alla discussione, “omnia tempus habent (ogni cosa a suo tempo)”. E Cicerone conclude “intelligenti pauca (a chi è intelligente bastano poche parole)”

 

 

Le verità da trasmettere

 

 

L'origine dei nostri mali risiede, a detta della stragrande maggioranza di tutti gli italiani, nel sistema e nel modo di fare politica in Italia. In quello che oramai è diventato un vero e proprio dibattito interviene ancora un lettore citando la nota frase “voce di popolo voce di Dio”

Non si fa attendere l'intervento di un autore latino, Plinio: “come nel corpo umano, così in un governo, gravissimo è il male che dal capo parte e si diffonde”

Certamente gli accusati si giustificherebbero citando il loro amico Niccolò Machiavelli “il fine giustifica i mezzi” a cui però rispondiamo, facendoci dotti anche noi, che “in medio stat virus” e che nel nostro Paese si sono rotti gli argini della decenza e della logica, come dimostreremo con dati di fatto.

Fermo restando di considerare l'Italia un Paese civile, perché ove lo declassassimo a 2° o 3° Mondo allora sarebbe perfettamente in linea con gli standard richiesti in tali realtà. E' vero, anche gli altri Paesi civili con cui ci confrontiamo, hanno problemi ma non quanti i nostri e, soprattutto, sono riusciti a superare l'ingovernabilità, nostra triste caratteristica, la madre di tutti i mali, che porta all'immobilismo e alla decadenza.

Chi scrive non ha alcuna pretesa di ergersi a giudice e, quindi, di emettere condanne ma solo di tentare di trovare soluzioni perché “chi espone un problema senza soluzioni è parte di esso” dopo aver svolto un freddo ruolo da notaio certificatore della situazione attuale.

Chi scrive è un pacifista che spera che si possa evitare la rivoluzione cruenta prevista nel libro che prima o poi inevitabilmente avverrà, secondo le Leggi della Storia, se continuerà a decadere la qualità di vita delle persone e lo Stato, assente, lascerà il potere in mano ai corrotti e alla malavita organizzata.

Qui interviene un antico legionario romano che, di ritorno da un giro turistico nella Roma di oggi, afferma “sono fortunato di essere morto in battaglia secoli fa. Almeno mi sono risparmiato di sopravvivere nell'attuale Roma! “Gli fa eco un antico egiziano che afferma: “e che dovrei dire io dell'attuale Cairo?”

A tal punto un lettore sogghigna ironico, riferendosi all'ipotesi di una rivoluzione di piazza nata dalla fantasia del libro.

Mariand Gras replica: “i morti ammazzati già oggi sono una realtà con cui conviviamo con indifferenza. Fiumi di sangue scorrono sulle autostrade insicure ed inadeguate all'aumento del traffico e nelle città per l'uso dei motorini a cui la gente è costretta, soprattutto al Centro Sud, dall'assoluta inadeguatezza dei mezzi di trasporto pubblici. Non è possibile che esistano ancora autostrade a due corsie per senso di marcia da condividere con una miriade di camion! Non è possibile, in nome dell'ambiente o di interessi di presunto colore verde, che ci si opponga al raddoppio di tratti autostradali quali la Bologna-Firenze ove accadono incidenti mortali ogni giorno. I blocchi stradali di chi protesta e le manifestazioni violente dei no global sono già avvisaglie della rivoluzione. E i vari bomber che si divertono a far saltare in aria degli sconosciuti, con cariche di esplosivo nascoste nei generi di largo consumo? E i lanciatori di sassi dai cavalcavia? Gli incendiari di auto? Sono semplici pazzi o aspiranti rivoluzionari? Fiumi di sangue scorrono anche nelle città del Sud in mano alla camorra, alla mafia, alla sacra corona unita, alla ndrangheta. Sangue è scorso anche quando è scoppiato Tangentopoli, ufficializzando la corruzione che tutti sapevano, un significativo avvertimento di come situazioni ritenute consolidate ed immutabili possono cambiare dalla sera alla mattina.

Questa rivoluzione potrebbe essere evitata solo se, come detto, qualcuno che è al potere, nella famosa stanza dei bottoni, di qualsivoglia ideologia, lucido per almeno un attimo e desideroso di staccarsi dalla dipendenza della droga del potere, compia un gesto di riscatto dalle sue colpe favorendo l'avvio di una cura per il paziente Italia, una cura certamente economica - finanziaria ma soprattutto morale e di cultura, per ristabilire la logica, il buon senso e la lungimiranza con cui si deve governare un Paese.

La realtà attuale, con cui dobbiamo convivere, offende la ragione e chi non si accorge di una tale disastro è parte, se non addirittura causa, dell'inquinamento morale e materiale con cui convive, approfittandone, oppure è cieco perché ignorante di come gli altri Paesi civili vivono la nostra epoca.

Il libro vuole dimostrare che l'annullamento del senso critico nelle scuole, attentamente programmato, ha reso manipolabili i cervelli”.

Terenzio, a questo punto, dichiara d'essere d'accordo e sentenzia “l'ossequio e la pieghevolezza ti procurano amici, la verità ti procura odio”.

La predilezione per i meno intelligenti e la mortificazione dei più capaci (costretti ad emigrare) ha permesso ad uomini medi di arrivare a posizioni di alto prestigio e responsabilità nel pianeta Italia. La strategia politica del “qualunquismo”, così come quella del “buonismo”, caratterizzate dal giustificare tutto e tutti, indipendentemente dai danni prodotti, pur di guadagnare consensi e quindi voti e l'impunità dei bugiardi, hanno poi completata l'opera creando quello che si chiama “democrazia falsa” o “taroccata”, in cui tutti possono parlare e votare come gli pare, tanto non conta nulla. Le votazioni sono solo apparentemente libera espressione ma bensì frutto di influenze mediatiche. Sui tanti bugiardi che caratterizzano il nostro Paese interviene Seneca lapidario “è turpe dire una cosa e pensarne un'altra”.

Interviene un lettore di destra affermando che “nonostante le Cassandre, i ristoranti e gli alberghi italiani sono pieni, il traffico è lo stesso nonostante lo stratosferico costo dei carburanti, tutti hanno due o tre case ed altrettante macchine ecc. ecc.” Insomma la solita filastrocca.

Il dibattito si accende dato che il tema “crisi vera o apparente” è uno dei più ricorrenti nei discorsi degli italiani. Risponde un lettore di sinistra affermando che: “si fa un po' di confusione tra il benessere dei soliti noti ricchi, senza voler poi indagare da cosa derivi tale benessere, e la qualità della vita di tutti che si misura in termini di giustizia, di sanità pubblica e di servizi prestati dalla pubblica amministrazione in cambio delle tasse pagate”.

Interviene Lorenzo il Magnifico affermando che “il benessere evidenziato è un benessere di tipo Medioevale, quel godere della breve stagione della giovinezza che pur fugge tuttavia, dato che del doman non c'è certezza”.

Sorride sarcasticamente anche un altro lettore, un maneggione portaborse che bolla con “teorici” i così presentati contenuti del libro.

“Vorrei che lo fossero - risponde l'autore - E' vero, il libro utilizza la fantasia, ma  per raccontare realtà vissute. Dopo aver enunciato i principi, affronterà tutti i problemi pratici che ha l'Italia di oggi e ne indicherà la soluzione. E' un vero e proprio programma di lavoro fondato sulla logica e sul buon senso. Nella sua semplicità è portatore di una rivoluzione pacifica ma non indolore”

La domanda che chi legge si dovrà porre è, invece, se chi scrive è una scimmia nel Paese degli Umani o un Umano nel Paese delle Scimmie. Se il giudizio è il secondo, allora tutti dovranno agire affinché si ritorni in un pianeta di essere umani.

Siamo perfettamente consapevoli che “le stesse ragioni e lo stesso linguaggio hanno differente valore nelle bocche dei grandi e dei piccoli “e che” nessun profeta trova fortuna in patria “come diceva S. Luca, ma crediamo anche che, alla fine, la ragione prevarrà sempre”.

“Lei è un anti italiano” sbotta un lettore.

“Vede - risponde sempre l'autore - io sostengo invece che è anti italiano chi convive con questo inquinamento e non fa nulla per combatterlo: il medico pietoso fa morire i pazienti”. Sull'ossessione dell'amor di Patria l'amico Seneca viene in difesa dell'autore rispondendo: “non sono nato in un angolo circoscritto, la mia patria è tutto il Mondo”.

Plauto, invece, ritorna sul tema del trionfo dei furbi sui più bravi, affermando “spesso i sommi ingegni restano nascosti”. E che l'Italia possieda un immenso Patrimonio d'ingegno non ha dubbi chi scrive ed è, anzi, da questa convinzione che è spinto a contestare questo modo illogico di gestire questo enorme potenziale. Il tanto criticato Mezzogiorno ha risorse incredibili, che si perdono in un mare di disorganizzazione. Immaginate uno sprovveduto allenatore di una squadra di calcio che metta un bravissimo portiere, che sa usare solo le mani ma non i piedi, a giocare nel ruolo di centravanti. Questo assurdo è la regola nel panorama nazionale, difficile da digerire a chi vorrebbe far vincere la squadra Italia.

“Ha solo voglia di smuovere le acque” afferma Mariand Gras.

A questo punti tutti i lettori, anche i più silenziosi, sbottano in una fragorosa risata.

“E' proprio vero che il riso abbonda sulla bocca degli stolti” commenta l'autore.

“Come ho già detto, c'è un'età della vita in cui ciascuno cerca se stessi” risponde l'autore sottovoce e con uno sguardo che si perde nel vuoto, come se parlasse solo a sé stesso, noncurante delle persone.

Senza aggiungere null’altro, lascia quindi la parola prima a Sallustio che dice “le infelicità spesso suscitano l'ingegno umano ad operare” e, poi, a Cicerone “i dotti non solamente quando son vivi erudiscono ed insegnano agli amanti dello studio del loro tempo, ma anche dopo la morte, con i libri che lasciano”.

“Verba volant scripta manent” aggiunge ringalluzzito l'autore, facendosi bello nel parlare la stessa lingua di cotali suoi sostenitori.

“Ma non ti sembra un po' da matti far scendere in campo tali personaggi? “gli dice un lettore dandogli del “tu”. E l'autore, con un piglio di superiorità (la modestia non è mai stata il suo forte) dice, rubando la frase all'amico Seneca “non vi fu mai grande ingegno senza un po' di pazzia”.

“Ma ci vuole dire come la pensa in campo politico ed economico, senza troppi giri di parole?” sbotta un lettore, rivolgendosi all'autore.

“A chi ha necessità fisica di etichettare politicamente questo libro - risponde - pur di non lasciarlo deluso, gli dico come la penso, lasciandolo libero di catalogarmi come gli pare:

1.         il comunismo è una formula economica e sociale storicamente fallita ( la vecchia Unione Sovietica e la stessa Cina ne sono le prove maggiori e più evidenti, ma non le sole). Sarà stata una formula giusta contro le dittature degli zar e degli imperatori dell'epoca, ma sono oramai inadeguate ai tempi. La corruzione dell'apparato statale e la povertà, frutto di mancanza d'incentivo all'iniziativa privata, generano una bassissima qualità della vita per i cittadini, nonostante la teorica attenzione allo Stato sociale. “D'accordo per l'Unione Sovietica ma che c'entra la Cina che vive un momento di boom economico?” interviene un lettore “C'entra, c'entra, perché il boom è avvenuto da quando si è scoperta l'imprenditoria privata e da quando sono passate in secondo piano le regole sociali sul lavoro”;

2.         “il capitalismo, di cui gli USA sono l'esempio di riferimento nel Mondo, è una formula che funziona sotto il profilo strettamente economico ma è totalmente insufficiente ad assicurare una qualità della vita degna di un Paese Civile. La Mancanza di uno Stato Sociale che assicuri un minimo di sopravvivenza ai più deboli, genera tensioni, delinquenza, insicurezza ed infelicità ai cittadini. Le enormi risorse disponibili sulla base delle materie prime disponibili in USA e create dalla grande produttività dei lavoratori sono sprecate in abnormi arricchimenti personali e in guerre. Tale errata destinazione delle risorse produce morti e feriti, l'opposto di quello che la qualità della vita richiederebbe”;

3.         “non c'è dubbio alcuno che l'unica formula economica-sociale corretta, quella capace di generare un livello accettabile di vita a tutti, è quella dell'economia mista. L'unica politica economica valida è quella di mercato da limitare però con un qualificato controllo dello Stato, volto a garantire un freno agli egoistici interessi privati anche su beni pubblici. C'è poi l'attenzione alla componente sociale che è un tema fondamentale per assicurare a tutti una qualità della vita accettabile e quindi dichiarasi di appartenere ad un Paese civile. Mendicare in mezzo alle strade deve essere considerato reato, in quanto i cittadini devono pagare tasse tali da mantenere anche i poveri, gli ammalati e i disoccupati, regolarmente presenti nel Paese. Purtroppo l'interpretazione italiana di tale formula di economia mista è totalmente sbagliata, basandosi sulla fusione del peggio del comunismo (burocrazia ossessiva, corruzione dilagante e mortificazione della libera iniziativa) e del peggio del capitalismo (arroganza del potere, mancanza dei servizi pubblici e disinteresse per i più deboli), invece che sul meglio di detti due sistemi”;

4.         “da decenni gli italiani sentono programmi di governo che ripetono sempre lo stesso elenco di problemi. Se qualcosa viene fatto, il governo successivo provvede a disfarlo, cambiando uomini e programmi. Alcuni problemi sono certamente complessi, ma nessuno è irrisolvibile”. Seneca si dichiara d'accordo con l'autore: “nulla v'è di tanto difficile ed arduo che la mente dell'uomo non vinca e che la continua meditazione non riduca in suo potere”. “Chi scrive, come detto - interviene Mariand Gras - non si crede certamente un mago. Crede solo che il suo vantaggio sia solo quello di non aver provato la droga del potere e quindi di non essere stato condizionato. C'è la perfetta lucidità che se certe decisioni non sono state prese finora da chi sta nella stanza dei bottoni, è perché il Paese sta in equilibrio instabile tra una miriade di Centri di potere e qualsiasi decisione che intacchi sia pur di un minimo tale equilibrio precario, può provocare la rottura dell'equilibrio. Qui la fantasia del libro ha fatto il miracolo eliminando tale handicap”;

5.         “il programma di lavoro, la soluzione dei problemi, quello che desta la maggiore attesa e curiosità al lettore, consiste sostanzialmente nel rimuovere con la bacchetta magica, cinque gravissimi difetti, capaci di mettere in crisi qualsiasi persona di buona volontà e indubbia capacità che voglia far risollevare la testa al Paese. Il primo difetto da rimuovere è l'ingovernabilità, il secondo è la mancanza di un Organo Super partes di indiscussa moralità e competenza che funga da riferimento e arbitro nelle questioni d'interesse nazionale, il terzo è il conflitto d'interessi e la mancanza di organizzazione, il quarto è la mortificazione dei più bravi a vantaggio dei più furbi e, l'ultimo, l'oblio dei proverbi, la saggezza dei popoli”.

“Ma allora questo è il libro dei sogni” dice un lettore che, secondo me, stava nella “stanza dei bottoni”, perché, a suo pensare, semplifica troppo, espone teorie irrealizzabili, non tiene conto dei condizionamenti, è incompleto e mancante di soluzioni di tanti altri problemi oltre i pochi enunciati.

L'autore non si scompone più di tanto e risponde: “vi sono regioni d'Italia ove questo che Lei definisce Mondo dei sogni, è realtà”.

In coro gli amici iniziano a sparare sentenze per difendere l'autore: “è facile prendere pesci se intorbidi l'acqua”, “chi molto parla è mentitore” e “la cupidigia è fonte di tutti i mali”.

Tito Livio, facendo l'occhiolino, sentenzia “nessun delitto può trovare un motivo scusante” e poi il vecchio saggio Siro: “la disonestà di pochi è danno per molti” e infine il solito grande Cicerone: “a chi aspira a governare uno Stato si esige virtù e non oratoria”.

Il lettore, insoddisfatto, rientrando nella stanza dei bottoni, sbatte la porta e dice: “ogni bel gioco dura poco”.

“E' l'arroganza del potere” commenta l'autore che qui si lascia ad una serie di considerazioni amare. La civiltà di un Paese si misura negli Ospedali, nella Giustizia, nei servizi pubblici, nella cultura del bene comune, nel rispetto delle file e degli altri, nel rispetto della Natura. Chi è responsabile del decadimento morale del Paese a causa del suo cattivo esempio non ha diritto di esprimere idee ed anzi, in aggiunta, dovrà rispondere dei danni derivanti dai suoi comportamenti irresponsabili ed immorali.

Da sempre assistiamo alla sopraffazione della spregiudicatezza e della furbizia sull'intelligenza. Basti ricordare come si scagliava l'amico Leonardo Da Vinci contro i burocrati dei suoi tempi e che persino il sereno e imperturbabile Gesù Cristo perdette la pazienza contro l'ignoranza e la stupidità dei mercanti cacciandoli dal Tempio!

I nostri occupanti della stanza dei bottoni sono prigionieri dei loro infantili litigi anche su questioni di emergenza nazionale (quali sono, ad esempio, i fenomeno dell'immigrazione, del terrorismo e della delinquenza organizzata). Dalla loro miopia nel governare, di essere d'esempio, di riferimento alla gente si è generato il vero centro di potere italiano, l'Entropia, la grandezza fisica che misura il grado di disordine, l'unica che è sempre in aumento, mentre tutte le altre grandezze della fisica sono costanti. I veri potenti d'Italia sono la burocrazia e la delinquenza organizzata, generati dall'incapacità politica, che lavorano come un tarlo per minare il progresso e la qualità della vita generando il Nulla. E' contro tale potere occulto, questo pericoloso Alieno, che bisogna scagliarsi non contro chi cerca, sia pur sbagliando e sia pur usando la fantasia, delle soluzioni per uscire dal tunnel. Fanno ridere le leggi che vengono fatte dopo migliaia di contrapposizioni e mediazioni parlamentari e non vengono poi applicate perché chi comanda veramente è chi interpreta e controlla la loro applicazione. Un geometra di un Comune del Mezzogiorno, di fatto conta più del Parlamento, dato che boccia un progetto di costruzione di un garage sottoterra, sia pur progettato esattamente come la Legge nazionale prevede. Comanda di più un vigile urbano, che decide di chiudere o meno gli occhi nell'applicare la Legge sui punti della patente. Mi risulta che nessuno nel Mezzogiorno (la zona di più diretta conoscenza), tranne i soliti furbi ammanicati, che ha presentato domanda di condono edile oltre vent'anni fa, abbia ancora ricevuto risposta, perché tutti devono stare sotto il ricatto di questi rappresentanti dell'Entropia. E se chi ha interessi in quel Comune contesta o denunzia il predetto geometra, allora non campa più in pace, viene perseguitato ed è meglio che venda il suo immobile. Ma questo potere occulto non c'è solo in Italia. Il comunismo sovietico, ad esempio, ha generato il cancro al cervello della gente (tale morte mentale è diventata anche fisica nel caso del cattivo uso dell'energia nucleare). La burocrazia corrotta e la mafia, generate da tale ideologia, sono i veri padroni nei Paesi ex comunisti. Ma questo non suoni come un'approvazione al regime opposto che per decenni ha prodotto altrettanti guai con il clientelismo. In Italia non cambierà mai nulla sia che al potere vada la sinistra sia la destra perché il vero potere sta oramai fuori della stanza dei bottoni. Chi entra nel “palazzo”, sia pure con tante speranze e capacità, viene prima o poi “impagliato”. Nessuno è mai riuscito a debellare la mafia e neppure la rivoluzione di tangentopoli, paragonabile a quella francese, è riuscita ad intaccare minimamente la corruzione”.

“'O supierchio rompe 'o cupierchio (il troppo storpia)” dice Pulcinella, intervenendo nel dibattito.

Interviene quindi Seneca, con perfetto tempismo, capendo che l'autore sta deragliando, spostandosi troppo sul piano dell'aggressività e gli sussurra, da vecchio saggio, in un orecchio: “più strilli e meno ti sentono”

Pur se era sua intenzione, l'autore non riesce infatti a scrivere con quel “tono medio” manzoniano che tanto ammira. Lo conforta l'amico Cicerone “sono sempre più sincere le cose che diciamo quando l'animo è eccitato che non quando è tranquillo”.

Basta preamboli ,come se si volesse influenzare il giudizio sul libro, sulla scia dei giornalisti che commentano invece di raccontare i fatti: si alzi il sipario!

 

 

Indice descrittivo

 

 

Nel primo capitolo lo scenario è di un urgente incontro di famiglia il 31/12/2035 tra i figli promosso da due vecchi genitori Federico (89 anni) e Maria Anna (81) senza specificarne il motivo. Edoardo (42 anni), arriva a Roma da Boston assieme alla moglie ed al figlio. Edoardo (Eddy) aveva lasciato l'Italia subito dopo la laurea nel 2015 senza più tornarci ed aveva trovato lavoro in un Centro Meteorologico Americano che studiava la prevenzione dai fenomeni atmosferici anomali (la sua passione da sempre). Lì si era sposato con una bella ragazza americana Jane, da cui aveva avuto un figlio, Andrew. Eddy era stato quello che più da vicino aveva vissuto la sofferenza del vecchio padre Federico di vivere una realtà italiana declassata che, a partire dagli anni novanta, era sempre peggiorata fino a giungere nel 2025 all'apice della decadenza. Da tale sofferenza era nata la sua decisione di lasciare il Paese appena laureato così come aveva fatto la sorella Lidja (56 anni) che si era trasferita anch'essa all'estero, a Londra, qualche anno dopo la laurea in Economia (avvenuta nel 2005) per approfondire la lingua e dove aveva poi trovato lavoro presso una Banca Internazionale e dove si era anche sposata con un originario italiano, Piter, dando vita ad una figlia di nome Marianne.

Stefano, 50 anni, architetto, il terzo fratello, scapolo d'oro ma oramai prossimo al matrimonio con una splendida ragazza più giovane di lui di ben 15 anni, Cristina, era l'unico che era rimasto in Italia, a seguire le attività avviate dal padre in campo informatico, grafico e turistico mentre i genitori, in buona forma, vivevano oramai spostandosi periodicamente da una casa all'altra in Italia, strategicamente scelte, e viaggiando spesso all'estero. Eddy, che mancava da vent'anni dall'Italia, rimane sbalordito dal vedere i cambiamenti che erano avvenuti nel Paese.

E' mezzanotte, siamo entrati nel 1o giorno del nuovo anno 2036: tutta la famiglia è riunita a festeggiare. Il tradizionale brindisi e poi gli auguri. Il vecchio padre Federico prende quindi la parola per spiegare ai figli il perché di quella riunione: è una doccia fredda, del tutto inaspettata. E' un addio, lui e la mamma hanno deciso, ora che sono ancora autosufficienti, nonostante l'età, di scomparire senza più dare notizie, neppure della loro morte. Hanno visto la realizzazione del loro sogno, il nuovo Risorgimento italiano, atteso per tutta la vita, hanno visto riunita e felice tutta la famiglia, ora vogliono lasciare la scena ancora in piedi, a testa alta per quello di bello che hanno fatto nella loro vita. Vogliono che i figli li ricordino così, assieme da sempre e per sempre, con la grinta di fare e voglia di vivere fino all'ultimo istante la loro favola, prima di incamminarsi sereni verso l'Incognito al di fuori del tempo e dello spazio. Eddy e Lidja sono sbigottiti ed hanno un gesto di reazione quasi per scacciare dalla testa dei genitori quella pazza idea, ma Stefano li ferma, come se già sapesse tutto, come se fosse il depositario dei segreti di un tale gesto apparentemente incomprensibile.

E' il mattino dopo: Stefano, Eddy e Lidja si trovano soli, nonostante mogli, mariti, figli e compagne siano a loro vicini. Non hanno dormito l'intera notte. I genitori sono spariti e non li rivedranno mai più.

E' Stefano, quello che da sempre era stato il più fragile, il più sensibile, ad avvicinarsi ai fratelli per confortarli, quasi a prendere il posto del padre. Stefano era diventato un uomo importante in Italia: era stato l'uomo della rivoluzione culturale italiana di dieci anni prima, nel 2025, anno in cui si verificarono una serie di avvenimenti che cambiarono il Paese.

Nel secondo capitolo Stefano racconta quello che aveva fatto il padre, dieci anni prima, per lui e indirettamente per il Paese. Stefano, all'epoca quarantenne, da illustre sconosciuto a livello nazionale, ma con importanti amicizie all'estero, grazie alla propria comunicativa, era diventato in Italia l'uomo nuovo, il garante internazionale, il simbolo della svolta politica, il non politico e il non tecnico che si era affermato per la sua concretezza ed il suo “buon senso” nel risolvere i problemi. Diceva in faccia alle persone quello che pensava, non raccontava bugie, era di poche parole, non interessato a criticare gli altri, ma solo ad ottenere risultati in tempi brucianti. Una mentalità molto americana derivante dall'esser stato molte volte in USA. Ma non erano state solo tali caratteristiche a determinare il suo successo nelle elezioni nazionali italiane del 2025, schiacciando tutti i suoi concorrenti politici e mortificando tutti i partiti tradizionali. Era stato un fenomeno incredibile, riportato su libri e giornali di tutto il Mondo come una grande rivoluzione non violenta, non spiegabile neppure con il determinante appoggio estero che Stefano aveva riscosso dopo che l'Italia, insolvente, era ormai stata cacciata fuori da tutti i summit dei Paesi più industrializzati, praticamente messa a rango del Terzo Mondo. Il vero motivo del successo di Stefano era che si era trovato a dire le cose giuste al momento giusto cioè nel momento di massima esasperazione del Paese, sfociata in una rivolta di piazza con morti e feriti, dopo un black out energetico in tutt'Italia di ben sette giorni causato dall'insolvenza cronica nel pagamento delle fonti energetiche estere. Era stato il colpo finale ad un Paese considerato oramai politicamente inaffidabile in tutto il Mondo. Nel 2025 era avvenuta l'Apocalisse prevista con venti anni d'anticipo dal padre!

“Ll'opera 'e pupe” commenta Pulcinella.

Stefano aveva avuto l'idea di legarsi ad alcuni uomini di cultura e giornalisti non prezzolati nazionali e internazionali per portare avanti un “partito non partito”, il circolo culturale a ruota libera (CRL) fondato dal padre nel lontano 2005 ma  rimasto lì per tanti anni come un grande progetto in attesa dei tempi maturi per esprimersi. E i tempi giusti erano venuti proprio dalla crisi scoppiata con il predetto black out energetico, da cui l'Italia era uscita solo grazie ad un prestito internazionale che gli imponeva un'amministrazione controllata di fatto a tutti i livelli. Così Stefano, quasi per caso, era diventato l'uomo della rifondazione culturale e morale dell'Italia.

Il suoi tre motti? Agire sulle radici, partire cioè dalla scuola; fare e pensare all'opposto di quello che si faceva e si pensava a quell'epoca e ricominciare da tre (in ricordo di un vecchissimo film dell'attore napoletano Massimo Troisi), numero che indicava simbolicamente le poche cose da salvare in Italia. I suoi avversari lo avevano schernito, definendo il suo programma un ridicolo salto nel buio, concepito da un giovane inesperto, ma si sbagliavano perché nella loro miopia, drogati dalla politica, non avevano capito che gli italiani erano disperati, pronti a tutto pur di cambiare. La gente era come un malato all'ultimo stadio che, perse le speranze con la medicina tradizionale, si rivolge ad un mago o ad un santone, dato che gli resta solo di sperare in un miracolo. E Stefano, un personaggio che parlava in modo normale, senza enfasi, gesti e messaggi trasversali, era apparso come un miracolo improvviso, come l'ultima spiaggia. Oltre ad essere normale e dire cose comprensibili e concrete, data la complessità dei problemi da affrontare, Stefano aveva avuto una grande idea vincente, sfruttare il know how del vecchio padre, quasi ottantenne, che da oltre dieci anni si era ritirato, lontano da Roma, dedito ai viaggi, alle meditazioni e alla scrittura, dopo una carriera prima come manager finanziario e poi come imprenditore. Con il padre, ingegnere, con il culto dell'unione possibile tra logica e fantasia, Stefano non aveva mai avuto un gran feeling dato che erano troppo diversi e per questo si erano un po' allontanati, pur continuando a nutrire un sincero affetto reciproco. Stefano era troppo al di fuori degli schemi logici per raccogliere l'eredità di pensiero di Federico. Non era stato facile convincere il padre a ritornare in campo dopo che era oramai entrato nella quarta fase della sua vita: fare quello che gli pareva senza condizionamenti (“La libertà è vivere come vuoi” diceva l'amico Cicerone), conclusa oramai la prima fase (imparare), la seconda fase (acquisire titoli di merito) e la terza fase (guadagnare).

Padre e figlio sapevano che ciascuno, da solo, non sarebbe mai riuscito a rifondare il Paese salvandolo dal fallimento, così come sapevano che, se non avessero unito le loro forze, si sarebbe verificato anche un personale fallimento dei loro rapporti.

Stefano riuscì nel suo scopo di coinvolgere il padre, dimostrando grande capacità di persuasione, dicendogli che l'opportunità offertagli, cioè di aiutare il proprio figlio, era l'occasione giusta per collaudare nella realtà le sue teorie, una prova infallibile della loro validità.

“Nu figlio 'e 'ntrocchia (un drittone)” commenta Pulcinella.

Il secondo capitolo si conclude con l'impostazione di un programma di lavoro che comincia con l'analisi della situazione italiana e la formulazione di una diagnosi.

Il terzo capitolo è quello centrale, ricco di contenuti ed idee di cosa fare di fronte ai problemi del Paese. E' pieno di indicazioni pratiche, di soluzioni per gli Ospedali, per la Scuola, per la Giustizia, per il giusto ruolo della Politica, per la Burocrazia, per l'economia, l'immigrazione, la governabilità, il Sindacato, lo Stato sociale, la pensione, il lavoro, le carriere, l'inquinamento, la droga, il Mezzogiorno, i rapporti con l'Islam, l'informazione, gli incentivi alle imprese, il traffico, il diritto societario, le Regioni ecc. Non è una rivoluzione di idee ma è un passaggio traumatico, per la sua semplicità, tra il vecchio ed il nuovo modo di pensare. E' il bandolo della matassa, trovato per l'assenza di condizionamenti dei Centri di potere devitalizzati dalla crisi energetica del Paese, dal pericolo del Buio. E' il trionfo della logica umana su quella distorcente del potere. E' la ricerca della dimensione giusta in cui collocarci, per vivere meglio e prepararsi all'incognito dell'eternità. E' una ricerca dei segreti della vita stessa, quelle regole che da secoli non sono mai cambiate e mai cambieranno. Ma è anche un incontro di sentimenti tra genitori e figli. La discesa in campo del vecchio Federico (79 anni nel 2025, quando questo accade), oramai allontanatosi da tutto, è uno straordinario atto d'amore per il figlio e un inno ai veri contenuti della vita.

Il quarto capitolo è quello del successo di Stefano che presenta il suo programma e diviene premier. La fine del racconto di quanto avvenuto dieci anni prima dà una rappresentazione scenica di quella che è la realtà italiana del nuovo Rinascimento dopo il Medioevo della fine del  secondo millennio e la prima parte del terzo.

Conclusioni. Così come Stefano, il prescelto, è un politico non politico, “Accadde nel lontano 2025” è un libro che non vuole essere tale, che non vuole oltretutto finire con delle conclusioni ma pretende di continuare a trasmettere sensazioni e messaggi oltre quanto è scritto. E' l'invito a raccogliere ed ampliare il messaggio per migliorare la qualità della vita di tutti i giorni, dando una scala di valori su cui riflettere. Ma è anche la ricerca dell'uomo di mettersi in contatto con l'Incognito, per capire i misteri irrisolti della sua esistenza, ricerca che ridimensiona e mortifica tutte le cose inutili e piccole della nostra vita quotidiana e ci rende diversi, senza paura. E'un messaggio che tenta di penetrare dentro i lettori, di provocarli assegnando loro l'onere di scrivere gli altri capitoli di questo incompleto e fantasioso (ma non troppo) libro del sogni.

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