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Attività CRL: Il commento di Gianni Coppi

Come premessa alle osservazioni sul volume “Accadde nel lontano 2025” vorrei commentare un fatto accaduto recentemente, non per smania di apparire diligente, ma per far sapere, sin dall’inizio, come la penso. Il sovraffollamento delle carceri è, da molti anni, uno dei tanti problemi del nostro Paese; è stato messo in evidenza dai governi che nel tempo si sono succeduti, ed era immaginabile che il  centro-destra per le istanze giustizialiste di AN ed imprenditoriali di FI avrebbe messo mano alla sua soluzione. Così non è avvenuto ed il problema è stato ereditato dal centro-sinistra che lo ha ritenuto prioritario e si è adoperato per risolverlo. A mio modo di vedere le soluzioni logiche praticabili erano soltanto 2: a) costruzione di nuovi penitenziari, la più giusta, b) modifica del Codice penale con  notevole riduzione delle pene future, la più economica. Ed invece l’attuale governo, a favore del quale ho votato, ha scelto l’indulto, mortificando il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine esposte spesso a gravi pericoli nella cattura dei delinquenti, premiando quest’ultimi senza alcun merito, riducendo ulteriormente il deterrente detenzione per i futuri atti criminali, oltre all’ovvia ingiustizia nei confronti di chi la pena l’ha scontata secondo legge.

Risultato: ennesimo smacco per le persone per bene di destra e di sinistra, bel favore alla malavita,  un’altra occasione di ben legiferare  è andata perduta.

 

     La lettura del libro di Andrea Schiavo e Mariand Gras mi ha suggerito alcuni punti di riflessione che sintetizzo in pochi concetti : accentuata percezione del sé e del proprio pensiero, repetita juvant, passione, coraggio, amicizia, diagnosi e terapia.

     Per quanto riguarda il primo punto è meglio sentire l’interpretazione psicologica di Laurand Magr, per il secondo penso che la tendenza alla ripetizione  sia stata adoperata con intento enfatizzante e didascalico: per interpretazioni meno benevole ci si  può comportare come per il punto primo.

     Ma, diamine, quanta passione civile, che spirito di osservazione e quanto amore per il proprio Paese! Sono anni, diversi ormai,  che vivo la condizione di esiliato in Patria, perché di fronte alla maggior parte dei problemi, nazionali o locali, importanti o futili, magari individuati anche correttamente, la soluzione proposta è quasi sempre diversa   da quella che a me sembrerebbe più logico adottare. Mi rivolgo, allora, “all’opposizione del momento e del luogo”, ma anche lì la risposta è farraginosa, inconcludente, tesa più ad apparire sintonica al modo di pensare  corrente (politically correct) che efficace. Per un pò ho pensato di essere “strano”, poi mi sono via via convinto che i valori che ho consapevolmente adottato dagli insegnamenti dei miei genitori e poi dai vari maestri di vita non potevano subire un tale disprezzo, per cui ho imparato a dare retta al mio buon senso, ad andare controcorrente, sempre cercando di comportarmi come un  buon padre di famiglia. Con questa frase ho avuto un colpo di fulmine che ancora dura, mi piace da impazzire, sono convinto che con questo sentimento, se condiviso, ci si potrebbero risolvere i problemi dell’umanità. Per cui quando mi imbatto in un altro esiliato scatta un forte sentimento di fratellanza che conforta una certa solitudine (aver compagno al duolo gran consolo. Sicilia) che può diventare appartenenza, se giustamente canalizzato. Ed il libro, attraverso il circolo culturale A ruota libera, offre una sponda consolatoria che potrebbe diventare operativa se gli innamorati d’Italia unissero le proprie forze e vincessero ritrosie e pigrizie.

     Serve un po’ di coraggio, così come ha dimostrato di avere l’Autore, pardon gli Autori, capaci di guardarsi intorno ma soprattutto dentro, in totale sincerità, e di elaborare alla luce di un bel bagaglio di esperienze, un progetto che ha il  difetto di un’impostazione tuttologica, ma  anche il notevole pregio di un’estrema chiarezza di indirizzo. Ci vuole coraggio per mettersi  a nudo, per raccontare sentimenti e storia familiare e personale, per raccontarsi così generosamente ed affettuosamente, anche oltre le righe. Ciò che differenzia i conoscenti dagli amici è il grado di intimità, basso o assente con i primi, felicemente crescente con i secondi; questo libro sembra scritto per i propri parenti ed amici, ed ai destinatari di sicuro non sfugge l’importanza della dedica.

     Diagnosi: gioco in casa. L’analisi delle cause responsabili dei nostri guasti è pienamente condivisibile, in particolare l’affermazione di Mariand Grass secondo cui “il problema dei problemi è che il Paese sta in equilibrio instabile fra una miriade di centri di potere e qualsiasi decisione che intacchi sia pur di un minimo tale equilibrio precario può provocarne la rottura”centra in pieno il cuore della questione. A conferma di ciò basti considerare l’attività parlamentare: è sempre volta  a scrivere nuove leggi senza mai cancellare quelle precedenti, proprio per non intaccare quelle nicchie grandi o piccole di potere protette dalla legislazione vigente. Molti anni fa un importante magistrato, Ernesto Cudillo, mi confessò con amarezza che a suo giudizio la nostra Costituzione avrebbe dovuto affermare che: “ l’Italia è una repubblica fondata sulla collusione…

Circa la valutazione delle ideologie, pur considerando che la Storia ha già dato un giudizio ampiamente negativo  sul comunismo,  si deve riconoscere ai grandi movimenti laburisti e socialisti il merito di aver fatto raggiungere al mondo occidentale del lavoro condizioni rispettose della dignità umana e, quindi, di aver migliorato notevolmente la qualità della vita. In Italia nell’ultimo trentennio del secolo scorso  le culture politica e sindacale si sono avvitate in un progressivo decadimento, in una non evoluzione, nell’ occupazione inesorabile di ogni centro di potere, generando una burocrazia smisurata e, pertanto, inefficace e impacciante. Il modello, più liberistico che liberale, che ha sconfitto l’ideologia comunista è penetrato facilmente nella nostra società perché i  modelli di riferimento, ormai sbiaditi ed obsoleti, non sono stati in grado di assorbire il meglio e rifiutare il peggio. Non ci si è accorti che il consumismo oltre ad essere una teoria economica è una filosofia che logora l’uomo nel soddisfacimento infinito di bisogni fittizi (quanto spende la famiglia italiana in telefonia?),  in un percorso che oltre alle cose consuma le persone (per poter spendere bisogna avere denaro, tanto, a qualunque costo, perché così fanno quelli che contano, i furbi, e tu sei un povero scemo?). Da lì la perdita dell’identità culturale con  il gioco al ribasso  dei canoni morali ed estetici (c’è una pubblicità che non presenti persone intrise di ambiguità, durezza, cafoneria rabbiosa? E tutte quelle donne seminude sul trespolo televisivo, dove sono finite le femministe? Per non parlare dei programmi  di prima serata). Mi piace ricordare che a Praga  fino al 1990 molti abitanti erano soliti lasciare le chiavi  attaccate alla porta di casa, come forse non si fa più neanche nei nostri più remoti paesini.

     La terapia. In Medicina e Chirurgia, di solito, se la diagnosi è fatta rispettando il metodo clinico la terapia è agevole, qui no, qui la vedo dura. Ma siccome “finchè s’ha denti in bocca ‘un si sa quel che ci tocca” (Toscana) sperare è lecito e tentare è doveroso. I nostri Autori, per tornare al libro, pienamente consapevoli di tale difficoltà, proiettano la cura in un futuro neanche prossimo e, forti del sostegno dell’antica Roma, ricorrono al più classico degli artifizi letterari: il deus ex machina, in questo caso  fantapolitico. Da tempo so con assoluta certezza che Stefano darà delle belle soddisfazioni ai suoi genitori, lo si capisce dal garbo dei  modi e dalla serenità dello sguardo intelligente che non vedo l’ora di incontrare  per rintracciare eventuali eccelse predestinazioni che finora mi sono sfuggite. Spero che viva in un’Italia purificata, cioè indirizzata verso il destino che le sue tradizioni e le sue potenzialità e capacità sono in grado di realizzare. C’è una ricetta perché ciò si verifichi? Io penso che la carta vincente non della singola mano ma di tutta la partita sia l’ottimismo della cultura, e qui ci vuole tanta ma tanta organizzazione perché la Scuola di ogni ordine e grado vada incontro ad una riforma, o meglio una rivoluzione copernicana, con cui rivitalizzare il Paese. Intendo una manovra che per portata sia pari alla riforma Gentile, letterato grandissimo che la Sinistra farebbe bene a commemorare e a rivalutare, anche perché il suo assassino proveniva dalle fila del partito comunista. La riforma  dovrebbe abrogare il patto scellerato fatto dallo Stato con gli Insegnanti, grosso modo in due tempi: 1° tempo: poco guadagnare / poco lavorare ( 3 mesi di vacanze estive, 14 giorni a Natale, 10 a Pasqua, pensioni baby); 2° tempo: qualche spicciolo in più e tante inutili riunioni, tanti colloqui demagogico-popolari, tanta perdita di autorevolezza e di identità. Per l’Università le cose sono andate meno peggio, ma certamente non bene. Per valutare la qualità della vita si deve ricorrere a parametri oggettivi misurabili e confrontabili: basso numero di morti e di feriti sulle strade, salvaguardia del suolo e delle acque, treni ed aerei in orario, città pulite e sicure, mezzi di trasporto confortevoli, puntuali e ben collegati, ecc. Tutto ciò a noi manca, come bene dimostrato dagli Autori, ma c’è di più. Che aria si respira in giro? C’è fiducia, serenità, allegria? A me pare proprio di no. Vedo gente che guida costosi fuoristrada con una tale prepotenza, dietro vetri affumicati che devono proteggere chissà quale segretezza, motorini in perenne esercitazione da kamikaze, giornali e telegiornali alla continua ricerca del sensazionale, o affaccendati ad inventare “il caso” sulle dichiarazioni del politicante di turno su cui intervengono gli altri politicanti, sia di destra che di sinistra, così la gente è contenta perchè la democrazia è stata rispettata. E lo sport ridotto ad interminabile moviola?    La rivoluzione scolastica dovrebbe riguardare per prima cosa i princìpi: restituire agli Insegnanti l’orgoglio della loro missione, la consapevolezza di avere  il ruolo più importante  nella Società, dopo quella dei Politici;è a loro che affidiamo l’investimento più prezioso per il presente e per il futuro. Tali professionisti  devono studiare, frequentare i corsi e i congressi opportuni, avere luoghi di studio e di insegnamento dignitosi, un rango di alto profilo, comportamenti e frequentazioni ineccepibili, e retribuzioni adeguate a tutto ciò. I Prèsidi devono saper organizzare e valutare, e poter comandare, facilmente. Per gli Insegnanti  si dovrebbe stabilire una valutazione ogni 2-3 anni mediante un questionario anonimo con poche domande compilato dai colleghi e dalle famiglie degli alunni e da un giudizio esplicito del Preside. Per chi non se la sente, per  carità, si può trovare una collocazione ministeriale, un prepensionamento o altre scelte non mortificanti, ma non è giusto che i pavidi e gli inetti mortifichino colleghi volenterosi e capaci. Che allievi  possono uscire fuori da tali maestri? Un miglioramento della Scuola, da intendere non solo come fonte di erudizione  ma come magistra vitae, funzionerebbe da volano positivo per tutta la Società.

Vorrei scrivere qualcosa sui programmi scolastici e sulle Scuole di politica ma sarà per un’altra volta, magari per un altro libro. Ora non sparate sul pianista.

G.C.

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