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Economia-Lavoro: pressione fiscale in Italia

 

In Italia , patria del Superenalotto , delle convergenze parallele , del calcio scommesse e del gioco delle tre carte , tutto è possibile . Ed infatti il trucco sta nell’IRAP che è sì del 5% circa in media ma nel suo imponibile si considera utile da tassare il costo del lavoro (!?) , la tassa ICI (tassa sulla tassa),  le perdite su crediti (che di questi tempi non mancano!) , gli oneri e commissioni bancarie , le spese indeducibili in varie percentuali su telefono , auto , rappresentanza , seppur sono questi strumenti usati per lavoro . In aggiunta non sono deducibili dall’IRAP neppure le perdite pregresse  che , fortunatamente , lo sono per l’IRES , il cui imponibile però viene aumentato non solo per l’ICI ma anche dell’imposta IRAP ( vengono tassate le tasse come se fosse utile ) . D’altronde persino la tassa sui rifiuti sconta imperterrita l’IVA nonostante che la Corte di Cassazione l’abbia definita illegale (si gioca sul costo delle cause dei cittadini che alla fine desistono!) . In pratica  un utile lordo civilistico di 2.740 €  , sempre nel caso concreto X, si gonfia fino a 36.775 € e qui scatta la tassazione IRAP ! Un rompicapo tutto italiano con finale “a fregatura”, tanto per cambiare .Bell’aiuto che lo Stato dà alle imprese in tempi di crisi ! Ed ora attendiamo con ansia le preannunciate riforme dal nostro superministro a nome di una coalizione che “ non mette le mani nelle tasche degli italiane”. Pensa se le mettesse !
Circa poi  lo sbandierato vittimismo dei lavoratori dipendenti  stabili (non precari) non evasori  c’è da ricordare loro che , in tempi di crisi come questi , mentre le imprese boccheggiano per mancanza d’aria,  il loro potere contrattuale , tranquillo ed al calduccio , lontano dalle tempeste economiche-finanziarie , è aumentato perché ,a pari reddito, comprano beni di consumo e d’investimento a prezzi di “saldo” .
Io credo che gli economisti, funzionari statali e Organi d’informazione, invece di creare strumentali contrapposizioni fiscali tra imprese e lavoratori , dovrebbero creare un fronte di contrapposizione unito contro gli sprechi di denaro degli amministratori pubblici , da punire penalmente e civilmente in modo esemplare (forza magistrati!) , il che sarebbe l’unico segnale veramente nuovo, serio ed efficace  per  evitare  l’evasione e la fuga dei capitali .
E i servizi alle aziende da avere in cambio delle tasse ? Entriamo nel campo delle vere e proprie persecuzioni burocratiche. La Guardia di Finanza che visita le aziende regolari  , si sa, non se ne va finchè  non trova errori presunti e formali che , quasi quasi , conviene farli apposta  pur  di essere lasciati in pace a lavorare . Faccio due esempi concreti Y1 e Y2. Il primo (Y1) riguarda alcune fatture presuntivamente sbagliate  di un fornitore (caparra invece di acconto) , contrattualmente corrette ma non corrette , a loro dire, con autofattura  (che sarebbe andata contro contratto) da chi le ha ricevute in perfetta buona fede. Pur non essendoci neppure un € di evasione IVA (al più pagata in leggero ritardo) , questa diversa interpretazione di forma comporterebbe una multa pari al 100% dell’IVA già pagata (40% dell’imponibile invece del 20%) ! Una norma da fantascienza ! Una multa per presunto errore di forma è pari al 100% dell’imposta già pagata ! Nel secondo caso (Y2) vengono riprese a tassazione spese regolarmente fatturate dal fornitore , ritenute non deducibili , che pertanto vengono tassate due volte, sia in capo al fornitore che ha emesso la fattura sia in capo al cliente che l’ha ricevuta. . Quindi la tassazione reale è  di quasi il 90% invece che del 42,5% , sempre contro il 25% della tassazione  media europea .
Si parte  da un’aliquota IRES al 27,5% e un’IRAP mediamente del 5% per una tassazione totale teorica del  42,5% (contro il 25% in media degli altri Paesi europei)  ma di fatto  , nel caso concreto X, su una perdita fiscale nel 2009 ai fini IRES di ben  7.390 € , che si aggiunge ad un’ulteriore perdita degli anni precedenti di 10.380 € , si arriva ad una tassazione di 1.772 € . In pratica l’impresa deve dare altre 1.772 € allo Stato dopo aver perso 17.770 € ! Com’è possibile ?
Al di là di tutte le cretinerie raccontate dagli economisti, funzionari statali e dagli Organi d’informazione prezzolati  sull’evasione fiscale, vi riporto di seguito le cifre di un’azienda X , ancora viva e vegeta , per ora, perfettamente regolare con il fisco che, per politica , ha deciso di non commettere alcuna irregolarità , neppure formale , oltretutto perché in perdita negli ultimi anni a causa della crisi economica . 

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