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Economia-Lavoro: la fine del mito italiano della casa

 

L’amore verso questo bene è nato dal desiderio di stabilità e di difesa in una realtà  del Paese caratterizzata da un’incertezza  endemica su tutto. Esattamente all’opposto delle case degli americani che sono praticamente smontabile e trasferibili  , oltre che per mentalità  , come sul lavoro, senza schemi fissi, anche  per il fatto di convivere con gli uragani .
La casa per gli italiani era sinonimo di sicurezza così come lo era la famiglia fino ad alcuni anni fa. Al contrario degli altri Paesi non si tratta qui da noi di  uno sgonfiamento della bolla speculativa ma di un irreversibile tramonto di un mito . L’attacco frontale e violento alla casa da parte di un governo di “teorici seppur illustri ed onesti professori”  (le imposte sono aumentate  di oltre il 300% ad oggi) è stato una atto vigliacco e dalle conseguenze imprevedibili . D’accordo far cassa subito (credendo che fosse così vero e vicino l’evocato baratro) ma poi  occorreva prelevare anche dal “pozzo di San Patrizio” dei politici e burocrati di Stato, per pareggiare i conti . Impossibile ? Allora  perché accettare  il ruolo di ingiusto risanatore delle Finanze pubbliche ?
Sbagliato è stato anche colpire le barche e le auto di lusso, dato che sono sparite dal Paese  con il risultato di imposte ridicole incassate e danni incalcolabili alle imprese dei settori interessati . Colpire pesantemente la casa  è equivalso a sottrarre ,con una rapina a mano armata, soldi dai risparmi dei cittadini che servivano sia a mantenere i figli senza lavoro sia ad alimentare le possibilità di crescita del Paese . L’italiano da tartassato è così diventato anche un “prigioniero politico” in un Paese protezionistico che aveva già eretto per muri di Berlino alle frontiere .
Cosa faremo quando saranno finiti i risparmi e diminuiranno con la crisi le nostre possibilità di guadagno? Già da ora le vendite reali di case sono crollate come numero e prezzi di oltre 1/3 rispetto a qualche anno fa ma questa percentuale , a detta degli operatori in prima linea contattati e non delle statistiche ufficiali, è destinata a salire perché i pochi che hanno i soldi non li spendono così come avveniva in tempi di guerra per i viveri  e quindi non si lasciano allettare neppure dagli affari colossali che si presentano. Questo anche perché all’orizzonte ci sta una revisione del catasto e , dato che stanno emergendo ogni giorno nuovi buchi di bilancio, lo spettro di una patrimoniale come se l’IMU già non fosse tale. Speranza nella vendita a stranieri denarosi?  Innanzitutto tale ipotesi è riservata solo a ubicazioni in poche e famose località di prestigio internazionale  . Le ville poi saranno le più colpite per due aggravanti aggiuntive : il fenomeno ladri ed aggressioni, in aumento esponenziale per la crisi dei senza lavoro, e per l’effetto paura fiscale sui beni di lusso che, non potendo gli immobili “sparire” come auto e barche, verranno svenduti. Chi mai , in questo contesto, investirebbe più in un Paese con un tale livello di tassazione e con una tale persecuzione burocratica  sul piano amministrativo ? Lo “zio d’America” o il “sultano arabo” che ci liberi dalla “prigione casa” è , purtroppo, una pia illusione. Casomai questi soggetti  danarosi investiranno in alcuni Paesi, facenti parte della comunità europea, ove la casa non è soggetta a  tassazione , le imposte sono normali , le utenze e servizi  efficienti e l’evasione è zero.  L’evasione è quindi un male estirpabile ? Certo,  ma non con l’arma della ottusa burocrazia o il terrorismo fiscale incapace di distinguere tra evasione da  sopravvivenza da subire socialmente , e quella di delinquenza da stroncare violentemente . L’evasione poi , ricordiamoci, è un effetto e non una causa che necessita , per stroncarla, oltre ai controlli, soprattutto di mettere a dieta drastica i nostri amministratori pubblici spreconi.
La  sperata crescita e quindi la nostra salvezza,  potrà avvenire e durare solo  cambiando radicalmente e non solo come facciata i nostri ottusi burocrati. Questo ad oggi non è stato fatto né , si crede, verrà mai fatto , chiunque governi, senza  che prima qualcosa di  traumatico avvenga , come scritto nel libro “accadde nel lontano 2025”.

 

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