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Politica: la svolta del PD messinese

                                                                                                                               

  la svolta del PD messinese inviata alla direzione del partito

 

C'è da rallegrarsi che un gruppo di simpatizzanti del circolo PD di Briga Marina (Messina) i quali navigano nel mare      procelloso della sinistra, abbia convenuto all'unanimità di costituire un movimento al fine di prendere posizione di fronte all' inerzia e al cincischiamento del PD in uno dei momenti più  drammatici del nostro Paese dal dopoguerra a oggi.  Il berlusconismo, infatti, iniettato a dosi massicce nelle vene degli Italiani, ha raggiunto livelli di corruzione e di appiattimento culturale inusitati. Le televisioni mediaset, con i loro programmi farlocchi, hanno pervaso gli strati intellettivi soprattutto dei giovani, i quali hanno creduto di poter vivere una vita al di fuori dell'impegno politico e sociale, crogiolandosi nell'egoismo e nel disimpegno.
Il risultato? Macerie economiche, disimpegno etico, disgregazione sociale.
Complice di tutto questo disastro, il PD, che in venti anni non ha fatto altro che reggere il moccolo a Berlusconi e ai suoi accoliti. Un partito incapace anche di governare quando vince le elezioni, incapace di organizzare uno straccio di opposizione durante i lunghi anni del governo centro-destra.
La mediocrità degli uomini di apparato ha fatto sì che non maturasse una leadership in grado di porsi alla testa di un partito che, col passare degli anni, è andato assomigliando sempre più a un pachiderma spiaggiato in uno stato confusionale. Un partito che, per governare, deve avvalersi di leaders provenienti da esperienze e culture diverse: Romano Prodi a livello nazionale, Pisapia a Milano, Doria a Genova, Zedda a Cagliari. Tutto ciò perché da tempo il PD non ha un'anima, non persegue una mission.
È dai tempi di Enrico Berlinguer che non emerge un leader o comunque una partnership in grado di dire "qualcosa di sinistra", ove per "sinistra" si voglia intendere "osservanza della costituzione", nonché una forte vocazione riformista atta a garantire i diritti basilari di tutti i cittadini, in particolare delle minoranze e dei ceti meno abbienti.
E invece in tutti questi anni la cosiddetta sinistra si è fatta risucchiare nell'alveo di un capitalismo feroce dove la forbice fra un manager e un impiegato medio è diventata assurda: il guadagno di un dirigente in un'ora è pari a dieci giorni di un impiegato medio! Bastano quindi tre ore a un manager per percepire lo stipendio mensile di un impiegato! Il presidente della FIAT, Valletta, negli anni '50 guadagnava al mese 20 volte più di un operaio. Oggi il signor Marchionne guadagna in un mese la bellezza di 1250 volte più di un suo operaio!!!
Il risultato di tutto ciò?
La classe operaia, che dovrebbe essere il lievito naturale della sinistra, ha votato alle ultime elezioni solo nella percentuale del 20% per il PD, mentre il 25% ha votato Berlusconi (!) e addirittura il 40% ( con i giovani in massa!) per Grillo: assurdo!
Un PD codino e accomodante, che non parla mai di redistribuzione del reddito, né tampoco di patrimoniale.
Questo è un paese in cui i pensionati d'oro guadagnano 3000 euro al giorno, ovverossia la bellezza di 90.000 euro al mese (per l'esattezza l'ex manager Telecom, Sentinelli: 91.337,18 euro mensili!) e i gioiellieri dichiarano meno di un operaio! Il 10% delle famiglie più ricche possiede il 45% della ricchezza totale. I 10 individui più ricchi  posseggono una quantità di ricchezza pari a quella dei 3000.000 di italiani più poveri!
"In media, la ricchezza di uno di questi italiani che guidano la classifica dei "super-stra-ricchi", vale quella di 300.000 italiani poveri. Un dato da paese feudale!".
Si può affermare dunque che oggi l'ingiustizia più grande è la disuguaglianza economica.
Il centro-sinistra si è presentato alle ultime elezioni all'insegna dell' Italia bene comune" e della "Italia giusta": riferimenti opportuni, ma rimasti privi di contenuto quando si è passati alle proposte politiche: di quali fossero le ingiustizie dell'Italia non si è parlato in campagna elettorale. Meno ancora di come porvi rimedio.
Una redistribuzione del reddito più equa non è solo un atto di giustizia dovuto, ma serve anche a sostenere i consumi e quindi lo sviluppo e l'occupazione.
Su questo tasto il PD non ha mai battuto un colpo e, se le cose stanno come stanno, ne è in gran parte responsabile.
Quando nel 2011 Berlusconi fu licenziato dall'Europa e da Napolitano per incapacità di governare, il PD preferì il governo tecnico alle elezioni, elezioni che solo per forza d'inerzia avrebbe facilmente vinto! Un governo, con a guida Monti, sostenuto con il tanto vituperato Berlusconi, che col passare del tempo si è rivelato un boomerang, con una legge Fornero sul lavoro e sulle pensioni disastrosa, il cui risultato è stato quello di produrre 260.000 esodati (gente senza lavoro e senza pensione)!
Un governo tecnico vissuto all'insegna del ricatto berlusconiano, che ha prodotto una legge sulla corruzione (legge Severino) più blanda e più ridicola di quella già esistente.
In tutto ciò il PD ha retto il cerino, fino a quando il Caimano ha sanzionato la fine dell'infausta esperienza. La conseguente campagna elettorale all'insegna dello slogan bersaniano "smacchiamo il giaguaro" finì come tutti sappiamo: una vittoria si trasformò in una sconfitta!
Il massimo della paranoia si raggiunse poi con il tradimento di ben 101 parlamentari, nonostante l'accordo unanime raggiunto in una seduta convulsa per l'elezione di Prodi a Presidente della Repubblica. Senz'altro, questo, un ulteriore suicidio!
Di suicidio in suicidio siamo arrivati ad oggi, al governo delle larghe intese, con chi?.....Col nemico di sempre, Berlusconi, che nel frattempo è stato condannato per frode fiscale, un delinquente che non riconosce il verdetto della magistratura, che pretende di dettare l'agenda della politica.
E il PD che fa? Continua, come sempre, a reggere il moccolo, in silenzio, perché non deve disturbare il delinquente che si potrebbe incazzare, fare cadere il governo e mandare tutti a casa!
Nel frattempo si esercita con nonchalance nella lotta intestina fra correnti; pare che siano addirittura 24! Dalemiani, bersaniani, lettiani, renziani, franceschiniani, veltroniani, fioroniani e via dicendo! Ci sono correnti formate solo da una persona! L'unico intento è quello di farsi la guerra fra loro per poi mettersi d'accordo onde evitare ogni sorta di rinnovamento. L'intento non è quello di vincere le elezioni, ma quello di conservare la poltrona, e per questo bisogna bloccare sul nascere il nuovo (vedi Renzi). In tutto ciò, penso, ci sia una responsabilità anche della base, la quale, soggiogata da un istinto di conservazione, si è talmente imborghesita da assumere i peggiori tratti della DC!
Ora il PD, l'unico partito che potrebbe guidare il riformismo in Italia, deve finirla di avere paura di vincere e deve dettare con forza l'agenda del rinnovamento.
Pensate che la ricchezza degli Italiani nel 2010 era di 9500 miliardi; di questi più di 4000 miliardi sono nelle mani del 10% delle persone più ricche! Basterebbe che si applicasse una piccola tassa dell'1% a questi signori per potere recuperare ben 40 miliardi l'anno! Con una tale somma si potrebbero creare migliaia di start-up per i giovani, favorire prestiti alle piccole, medie e grandi imprese che assumono, creare reddito di cittadinanza per i giovani in attesa di lavoro, e chi più ne ha più ne metta! Si potrebbe proporre di assumere 100.000 giovani esperti, per stanare le aree di grande evasione. Solo così si potrebbero recuperare 30-40 miliardi dei 200 e passa che vengono annualmente evasi.
Un PD completamente rinnovato, rivoltato come un calzino, per dirla alla Renzi, costituirebbe l'unico collante per attuare le riforme necessarie al nostro Paese per rientrare nel novero di quelle nazioni a democrazia compiuta. Purtroppo  nel PD convivono due anime.
Quella oscurantista  fa leva sull'inerzia, condannata a perdere: sono tutti i soloni della vecchia guardia, la cui paura è  di perdere seggi e prebende. L'altra anima è incarnata da Renzi che, con il motto della rottamazione, cerca con tutte le sue forze di scardinare un intreccio para-mafioso basato su interessi di casta, consolidato negli anni.
Alle primarie del PD tutti i sondaggi indicavano in Renzi quello che avrebbe perso contro Bersani, ma avrebbe stravinto su Berlusconi alle elezioni  per il presidente del Consiglio.
Che bello!.....Finalmente ci saremmo liberati del Caimano! Ma per la base del partito tutto questo non era di primaria importanza. Sì pensava di fare le pulci al "neofita" Renzi". Forse perché troppo giovane per un vetusto elettorato conservatore?! O forse perché avrebbe calamitato il voto dei giovani e dei moderati?!
Renzi, con la sua efficacia mediatica, ripete come un "mantra", il refrain: "Non volevano i voti dei moderati e ora .governano con Berlusconi!". Efficace come provocazione! Purtroppo la non vittoria elettorale si è tramutata in una vera e propria debacle: Prodi silurato e, ahinoi (!), un governo dalle larghe intese, sotto ricatto, ancora una volta, del solito Berlusconi!
Allo stato dell'arte, le diverse bande del PD complottano spudoratamente per il rinvio del Congresso e la manipolazione delle regole: strategie fosche il cui unico obiettivo è quello di ostacolare l'annunciata vittoria di Renzi.
Quale squadra sportiva, quale forza politica, sapendo di avere la migliore carta da spendere, traccheggerebbe frapponendo ostacoli di ogni sorta a una sicura vittoria?!
Per fortuna ogni giorno che passa si aggiunge qualche nuovo sponsor a favore del giovane e intraprendente sindaco di Firenze: Pisapia,  Marino, Merola, Bettini, il nuovo sindaco di Treviso, Cacciari, la Serracchiani, il sindaco di Catania Bianco, Orlando e persino Vendola.
A questo punto, qualcuno potrebbe dire: Renzi?! Per fare che?! Per vincere! Stravincere e fare da soli, senza larghe intese, quelle riforme degne di una democrazia matura.
È ormai tempo, infatti, che il partito, invece di sprecare tempo ed energie nelle lotte intestine e nel frapporre ostacoli .ad ogni rinnovamento, passi ai fatti concentrandosi su proposte precise e concrete riguardanti i problemi più urgenti del Paese:
1) Senza "se" e senza "ma" la riforma della legge elettorale. Un problema annoso e dirimente per le sorti della nostra democrazia. (I vertici del partito sappiano che ogni quotidiana dilazione è vista con sospetto dagli elettori!).
2) Il dimezzamento dello stipendio dei parlamentari, abolizione del Senato e abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (cosi vogliono gli elettori che peraltro si erano già espressi in tal senso attraverso un referendum). 
3) Una seria legge sulla corruzione che ci permetterebbe di recuperare circa 60 miliardi l'anno
4) Una bella patrimoniale a quel 10% che possiede il 50% della ricchezza nazionale, che ci permetterebbe di recuperare una quarantina di miliardi.
5) Una seria lotta all'evasione fiscale che ci permetterebbe di recuperare almeno 40 miliardi.
6) Una legge seria sul conflitto d'interesse.
7) Una redistribuzione del reddito più equa.
Solo cosi si potrebbero recuperare circa 140 miliardi con cui potere aggredire il debito pubblico e risolvere il problema dell'occupazione.
Altro che cercare fra le pieghe della pubblica amministrazione, tagliando posti-letto negli ospedali, riducendo la scuola a un colabrodo, sottraendo persino il carburante alle auto della polizia!
Queste cose dovrebbe proporre il PD con forza ed orgoglio, allora sì, potrebbe recuperare gran parte dei 3.000.000 di voti che ha perduto alle ultime elezioni; altri milioni li recupererebbe sicuramente dal movimento 5 stelle che con un PD propositivo perderebbe molto del suo appeal.
Altri milioni di voti potrebbero rientrare ancora dalla grande galassia degli astenuti.
Tutto ciò, però, non sarà possibile fino a quando il partito continuerà a dilaniarsi nelle lotte intestine impedendo ogni rinnovamento e facendo alleanze, tecniche o politiche che siano, con un PDL corrotto, rappresentante quegli interessi che una sinistra decente dovrebbe combattere.

      
 
 

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