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Pubblica amministrazione: la favola di un permesso edile

 
Ieri , febbraio 2014, mi sono arrabbiato quando mi hanno comunicato per l’ennesima volta il cambio di procedura sull’approvazione della mini piscina (15 mq con 1,5 m d’altezza)  in una mia casa vacanze in ............... Sia ben chiaro che non metto in discussione la qualità e tenacia del lavoro, oltretutto coraggiosamente impostato a “success fee” ,  del professionista incaricato né contesto la procedura ultima arrivata dell’Ufficio Tecnico , frutto probabilmente di paure legate al terrorismo giudiziario e caccia alle streghe che domina e paralizza la .............. . Contesto il dover vivere e subire una realtà senza la seppur minima programmazione caratterizzata  da una cronica  incertezza procedurale che dura da decenni in generale (post  la nostra “Primavera di Praga” di una gestione illuminata degli anni ottanta)   e da tre anni (appena!) con particolare riferimento alla detta mini piscina. 
Ottenuta la licenza di casa vacanza in .............. , in sinergie con le altre mie iniziative in Alto Adige, il fattore chiave del successo per la villa in .............. ,che puntava al 100% ad un turismo estero di elite, si è rivelata detta mini piscina, nata dalla trasformazione di uno storico (1971)  “pozzo nero”, dopo l’allacciamento alla fogna comunale, in cisterna per innaffiare il giardino (all’epoca l’acqua arrivava per sole 3 ore al giorno) e poi  in unità polivalente sia ad uso antincendio (per  difesa dai molteplici fuochi arrivati più volte a lambire la villa) sia in piccola piscina. 
Con una mentalità allargata al Mondo , per viaggi e curriculum professionale, pur essendo la mia famiglia originaria della .............., ho deciso che gli immobili ereditati dovevano essere regolari al 100% e non al 99% , a qualsiasi costo di energie e denaro . Diversamente avrei abbandonato per sempre ogni progetto imprenditoriale locale, per emigrare e stabilizzarmi  in zone o Paesi  maggiormente conformi alla mia mentalità imprenditoriale.
Il calvario “piscina” per casa vacanza (l’ultimo di una lunga serie d’iniziative in loco a fine anni novanta tra cui la costruzione di una fabbrica di limoncello) è stato avviato a metà del 2012 impostando , su suggerimento di esperti legali locali, una pratica di  “conferenza dei servizi”, sulla base del D.Lgs 160/2010 ed ex art.14 Legge 241/90  che favorisce , in parziale deroga dai vincoli urbanistici, le attività imprenditoriali-turistiche . La pratica si è arenata nei meandri della burocrazia fino al punto di ricevere un “consiglio amichevole” di  non  presentarla ufficialmente , per evitare guai ben peggiori (sequestri e denunzie) . Dopo un anno , con tenacia , raccolti favorevoli pareri urbanistici e sentenze  del Tar e Cassazione, data sia la modesta dimensione della piscina sia il suo uso turistico, abbiamo presentato una sanatoria della trasformazione dello storico “pozzo nero” in unità polifunzionale (piscina e vasca antincendio) . 
La Sovrintendenza , un Organismo assente sui disastri ambientali nazionali del passato ma attualmente , con lacrime da coccodrillo, attentissimo a tutte le pur minime e pur migliorative variazioni dello “status quo”, ha però detto , dopo un tira e molla, che non l’avrebbe approvata mentre avrebbe accettato un ripristino di stato dei luoghi e una successiva richiesta di licenza edilizia ex novo , accompagnata da un semplice parere urbanistico dell’Ufficio tecnico del Comune (come avvenuto più volte in passato). Strada alternativa a  detto “ripristino” , era il far rientrare la trasformazione in una possibile integrazione del condono Legge N.47 del 1985 in quanto trattavasi di opera storica antecedente alla Legge.
Per meglio inquadrare la modesta entità del problema, si fa presente che all’epoca di costruzione della villa con regolari licenze del Comune nel 1968 e 1969 , approvazione della Sovraintendenza del e certificato di abitabilità del 1970 , c’erano state talune variazioni in corso d’opera (essenzialmente estetiche) da parte degli originari proprietari non rilevate all’atto dell’acquisto da parte della mia famiglia nel 1974. Un fatto normale per l’epoca dato che allora la Legge e quindi il notaio non richiedeva , come avviene oggi, la pianta catastale e regolarità urbanistica perfetta e dettagliata al 100%  . Le variazioni solo estetiche, le tettoie aperte e la trasformazioni d’uso erano infatti all’epoca piccoli abusi tollerati purchè senza aumenti di cubatura e per questo spesso non erano neppure oggetto di richiesta di varianti alla licenza da parte dei proprietari. Infatti  tali“peccati veniali” dell’epoca , sono stati da me “scoperti” solo successivamente all’acquisto , 11 anni dopo,  con l’occasione del condono del 1985, inizialmente richiesto per tutt’altra cosa e cioè la realizzazione senza permesso di un garage interrato, opera utile tutt’oggi incentivata e addirittura finanziata dai Comuni per  migliorare la circolazione delle auto nelle strade . Questa scoperta di  abusi ereditati inconsciamente  ha provocato nel 1987 un’integrazione del condono presentato , procedura accettata dal Comune a termini di legge in quanto riferentesi ad opere realizzate sempre negli anni settanta, come fotograficamente dimostrabile.  I mq indicati nel condono sono poi rimasti nel tempo invariati fino ad oggi come risultante dalla pratica di integrazione dati richiesta dal Comune, redatta e consegnata dal mio tecnico di fiducia nel 2009. Sempre in detto condono viene citata l’esistenza della “vasca”  oggetto di trasformazione . L’unica variante è la trasformazione burocratica retroattiva , dei “peccati veniali” in “peccati mortali” con acquisizione del titolo di “abusivista” e avvio di un lungo processo volto a sanare persino i “peccati originali”. 
Sempre per tenacia e allo scopo di riportare tutto in regola al 100% , sono stati demoliti alcuni piccoli corpi tecnici abusivi ed è stata presentata  sanatoria per le tettoie di protezione dalla caduta delle pigne del pino che abbracciava la casa , il cui esame è stato rinviato dalla Sovraintendenza in parallelo con il condono di 30 anni fa.  
L’accettazione della penale imposta dalla Sovraintendenza (ripristino stato dei luoghi) , assolutamente in contrasto con la volontà politica del Paese di favorire le attività produttive soprattutto nel Mezzogiorno , per attività giovanili e di incoming di turismo estero,   è derivata dalla grande volontà di operare correttamente assumendo il costo e l’alto rischio di una “Caporetto 2014” estiva per i clienti che hanno prenotato alla condizione d’esistenza della piscina. Per questo il mio tecnico incaricato ha trattato e ottenuto alla Sovraintendenza che la pratica di “ripristino stato dei luoghi” e “ottenimento della licenza” fosse scontata e avvenuta quasi contestualmente  e comunque entro e non oltre l’inizio della stagione estiva , cioè a Pasqua 2014. 
Si comprende quindi come la notizia di ieri di  impostare un iter diverso da quello concordato , senza alcun rispetto dei tempi e modi concordati, rappresenti  un nuovo imprevisto in questo ennesimo calvario burocratico. 
Il finale verrà scritto , al solito, non si sa quando mentre l’unica certezza è il fastidioso permanere in uno stato di “eterno ricatto” causato oltretutto da applicazioni retrodatate di leggi attualmente persecutorie della libera e sana iniziativa imprenditoriale. 
D’altronde in passato ,dopo anni di lavoro per  rilanciare il turismo alle Eolie,  in alternativa di  fuggire all’estero, eravamo scappati in Alto Adige, dove esistono delle Regole rigide ma certe , con deroghe di rispetto ed incentivo delle libere iniziative imprenditoriali. 
 
Il problema esposto è uno dei tanti e forse il più piccolo ma emblematico dei mali (alte tasse e burocrazia ossessiva) che hanno portato al disinteresse d’investimenti in Italia da parte di tutto il Mondo . E’ inutile ad andare nei paesi Arabi a vantarsi degli investimenti promessi . Anche qui ha ragione Squinzi : basta chiacchiere perché i soldi raccolti non vanno alle imprese creditrici dello Stato ma a pagare gli stipendi e gli sprechi dei burocrati . 
 
La “quadra” , per dirlo alla fiorentina ? Smontare tutto e  scappare , dimenticando i sentimenti d’appartenenza , verso lidi non fantasiosi ma esistenti ove una persona capace e corretta viene considerato una “ risorsa” per principio con dimostrazione contraria a carico di chi la pensa diversamente ? L’incubo che si ripeta la storia  dei migliori italiani costretti a portare idee , lavoro e benessere all’estero mentre i peggiori ce li ritroviamo tutti qui a fare danni al nostro amato Paese, ci intristisce nella consapevolezza di essere i più bravi del Mondo . 
Dateci un Paese normale e vi faremo vedere di cosa siamo capaci , dice sempre Squinzi!  
 
 
 
 

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