Il caso Ferragni , e non solo, è un interessante argomento di economia da trattare a livello universitario . Spiega perfettamente cos’è il cosiddetto “ valore aggiunto” che fa la differenza netta tra l’economia reale e quella fittizia .Gli “ influencers” fanno parte della componente commerciale pura che è certamente utile alle vendite a vantaggio di chi produce e quindi dell’economia ma non danno alcun valore aggiunto al prodotto che resta quello che è se manca la capacità di specificare il perché quel prodotto è migliore di un altro eguale ma solo con diverso nome. Questi “ influencers” sono in pratica un “valore sottratto” perché sono un costo in più e basta. Sono generatori di inflazione o , ancor peggio, di stagflazione.
Gli acquirenti non devono comprare un prodotto perché consigliato da un personaggio di successo da loro ammirato perché è bello e ricco ma per il contenuto , cioè il “valore aggiunto” del prodotto . Gli “ influencers” dovrebbe spiegare perché il prodotto da loro sponsorizzato è migliore di un altro , il che sarebbe uno stimolo a far meglio per i produttori e non solo un costoso lavaggio del cervello degli acquirenti. Le bugie dovrebbero essere come realmente sono , cioè reato e , come tale, perseguito. Nei Paesi evoluti un politico che dice bugie deve dimettersi ( in USA è accaduto) .
Il problema del “valore aggiunto” riguarda infatti anche la politica del “ dire” invece che del “fare” . La contrapposizione che si crea su tutto e la mortificazione della “ critica costruttiva” , che è in via di estinzione , è un danno al Paese . E’ una distruzione di “ valore aggiunto” , cioè di progresso che porta alla morte della Democrazia.
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